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A torino pregiudizio e accessibilità

Foto di Danilo DestroA Torino: “La disabilità di tua figlia è contagiosa?”

E lui combatte il pregiudizio con l’accessibilità!

L’incredibile storia di Luca Trolton che combatte i pregiudizi con l’invenzione e la realizzazione dei luoghi di lavoro accessibili. Questa è una delle domande più frequenti che Luca Trolton si sente fare quando cerca di fare socializzare le sue bambine. Un uomo di quarantaquattro anni, sposato e con due bellissime bambine che, anche per combattere i pregiudizi presenti ancora nella nostra società, ha avuto anche un’idea geniale: immaginare e realizzare luoghi di lavoro accessibili come il suo bar. Il Bar Cip & Ciop.

Abbiamo contattato Luca per farci raccontare la sua incredibile storia di papà e di innovatore.  “Vivo a Gravese in provincia di Torino lungo la strada che va a Bardonecchia, insieme alla mogie e alle bimbe: Alessia, 13 anni, e Gessica di 12. La mia vita ritengo sia abbastanza comune a quella di milioni di Italiani. Purtroppo le mie bambine, una dopo l’altra sono state colpite dall’epilessia. La primogenita è affetta anche dal disturbo della crescita”.

Cos’è questa storia della disabilità contagiosa?- Gli chiedo – La nostra società ultra modernizzata sta regredendo?

“Le mie bambine sono state vittime di episodi di emarginazione palpabili, infatti, in più di un’occasione in passato talune mamme, dopo un giro di confortanti parole sulle mie bambine finivano sempre con il chiedermi “MA QUANTO PUO’ ESSERE CONTAGIOSA LA DISABILITA’ DI TUA FIGLIA?”. Quest’ignoranza, questi pregiudizi lampanti che Luca Trolton e le sue figlie subiscono, l’hanno reso consapevole, negli anni, che tutto ciò debba essere combattuto in un modo o nell’altro.

Da dove nasce questa idea innovativa che ti è balenata suoi luoghi di lavoro accessibili?

“Mi arrabbio sempre quando trovavo i marciapiedi occupati, anche solo parzialmente, da autovetture di persone che pur di non fare quattro passi in più sostano senza pensare che non tutti hanno la fortuna di fare un gradino o semplicemente di spostarsi agevolmente. Come quando trovo parcheggi per disabili occupati da automezzi che non hanno nessun diritto a occuparli. Così con il tempo ho maturato l’idea dell’accessibilità fuori, ma soprattutto nei  luoghi pubblici e nei luoghi di lavoro. Io ho un bar è ho voluto cominciare proprio da questo. L’idea era di renderlo accessibile non solo ai clienti e avventori ma soprattutto a qualche eventuale collaboratore, barista, cuoco!”

E come sei riuscito a realizzare tutto questo?

“Quanto ho acquistato l’immobile e l’ho ristrutturato completamente, ho semplicemente pensato che ci andava una rampa accessibile a tutti e così è stato e poi tutto il resto. Ad esempio, per la realizzazione del bancone ho dovuto studiare le varie posizioni delle braccia e delle gambe di persone che muovono in carrozzina. In questo mi ha aiutato un amico che dopo un incidente stradale è finito sulla carrozzina: Danilo. Con lui abbiamo eseguito le prime prove su dei frigoriferi posti su delle ruote per muoverli nella posizione più corretta. In seguito Danilo mi ha dato diversi suggerimenti che poi ho messo in pratica nella costruzione del bancone. Per il futuro spero che la mia iniziativa possa essere copiata da altri come ad esempio nei supermercati. Spero che questo progetto possa diventare un vero e proprio disegno di legge. E quando in futuro cercherò collaboratori, di sicuro mi piacerebbe che al mio fianco ci fossero delle persone disabili”.

Facciamo un plauso a Luca Trolton che ha saputo trasformare la sua vicenda personale e familiare di emarginazione in una lotta contro il pregiudizio e contro l’inaccessibilità dei luoghi di lavoro.

Dorotea Maria Guida

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Posted by redazione web on apr 1 2012. Filed under interessanti, news. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

1 Comment for “A torino pregiudizio e accessibilità”

  1. vorrei mettermi in contatto con LUCA , potete fargli avere la mail? vivo la disabilità di ia figlia da 39 anni , c’è molto da fare per rendere la disabilità tema importante e sociale, forse unendo le forze ci si può arrivare a fare cultura della disabilità. grazie , marina cometto .

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